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CAIVANO. Lo scioglimento non è punitivo e i corrotti lo sanno ma c’è molto altro ancora da sapere…

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CAIVANO – Nessuno parla, tutti colpevoli, nessun politico ha avuto il coraggio di fare menzione di quella che ha dimostrato la vergogna assoluta dell’ultimo paese a nord di Napoli e chi ne esce integro li segue a ruota per paura di sembrare troppo onesto agli occhi dei delinquenti. Che Caivano fosse peggio di Bagaria negli anni ’70 non l’ho scritto una sola volta. La camorra è insita nel tessuto sociale, nelle menti delle persone e l’arma più letale che uccide questa comunità giorno per giorno è il terrore.

Chi è menzionato nella relazione del Prefetto non si è chiuso in casa dalla vergogna, come avverrebbe in qualsiasi altra parte del mondo normale. Qui la normalità non è di casa e chi si individua nel documento del Prefetto Pagano sbottona ancor di più la camicia, ostentando il suo ecce homo d’oro appeso al collo e l’anello a forma di testa di leone che sfoggia sul dito mignolo insieme all’unghia cresciuta apposta per usarla a mo’ di plettro per le orecchie. Il consigliere, il dirigente o il funzionario corrotto non si limita a scomparire dalla circolazione per la vergogna ma se ne va in giro a cercare l’ “infame” – termine usato correntemente nel gergo camorristico – che se l’è cantato. Eppure nella relazione si parla di corposo documento redatto dagli attivisti del Movimento 5 stelle. Non bisogna poi tanto andare così lontano.

A coloro che compaiono nella relazione non basta sapere chi è stato a denunciare, specialmente se si tratta di un avversario politico leggerino, al politico corrotto interessa sapere come fare per distruggere quelli onesti che davvero possono invertire la rotta e quindi far sì che i loro sporchi affari cessino. Ma dal basso della loro ignoranza, in realtà, non hanno ancora capito che con la politica hanno praticamente chiuso. E ha chiuso anche chi è vicino a loro, parenti e affini. Qualsiasi rapporto di contatto con gli individui menzionati nella relazione, può essere sintomo di continuità amministrativa con lo scioglimento. Così come successo a Crispano con gli scioglimenti del 2005 e 2017 ed è per questo che di seguito elenco quali sono i politici che a Caivano non potranno in qualsiasi altro modo occuparsi della res publica.

Chi vuole realmente cambiare e sovvertire lo stato di cose in quel di Caivano deve stare lontano:

  • Da chi ha rapporti di parentela diretta o indiretta con boss e sottoposti della camorra.
  • Da quel consigliere comunale, prima sindaco, poi assessore e per ultimo Presidente del Consiglio che e’ stato indagato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, unitamente ad altri amministratori, per il reato di interesse privato in atti d’ufficio ed e’ stato arrestato. Le vicende oggetto di indagine risalgono a modifiche del piano regolatore e segnatamente alla trasformazione di alcune aree destinate a verde attrezzato in categoria «P1» edificabile, acquistati da elementi appartenenti alla criminalita’ organizzata con pressioni e minacce di morte finalizzate a sgombrare il campo da ogni possibile concorrente negli appalti per i lavori di metanizzazione dell’area comunale. In un’altra consiliatura, sempre a capo del governo caivanese e’ stato raggiunto da avviso di garanzia nell’ambito di un procedimento penale iscritto innanzi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli per concorso in abuso d’ufficio per aver assegnato illegittimamente ad una ditta, un’area occorrente per la realizzazione di alloggi di edilizia economica e popolare. Nello stesso anno, è stato indagato ancora una volta dalla medesima Procura, in relazione ad una fittizia cessione di terreno a una nota famiglia del posto con l’intento di edificare sul medesimo alcune strutture sanitarie.
  • Da quel consigliere comunale che oltre ad essere censito per vicende giudiziarie di minore rilievo, viene menzionato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli a carico di un clan camorristico per reati associativi finalizzati allo spaccio di stupefacenti. Il provvedimento fa riferimento a incontri dello stesso consigliere comunale con un boss della zona. Gli incontri sembrano essere stati finalizzati ad intermediare per conto di un clan di Caivano nella guerra che si stava profilando per la gestione del campo sportivo di Caivano, pretesa da criminali avversi. Il legame con il politico, emerge anche in un atto di citazione della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli in cui il medesimo, nell’ambito del procedimento penale, viene citato quale teste innanzi alla Terza sezione della Corte di assise di Napoli proprio nel procedimento a carico del boss.
  • Da quel consigliere che è stato ripetutamente segnalato in compagnia di pregiudicati per reati associativi di stampo camorristico e delitti inerenti lo spaccio di stupefacenti tra cui un boss locale assassinato in un agguato nei pressi del bar Giamante.
  • Da quel consigliere nipote di un esponente della criminalità organizzata, pluripregiudicato per delitti contro la persona (tentato omicidio), detenzione di armi e reati associativi finalizzati all’estorsione, rapina ed altro, ucciso in un agguato per il quale sono stati condannati numerosi notissimi pluripregiudicati.
  • Da quel consigliere segnalato in alcuni esposti all’attenzione dell’autorita’ giudiziaria, per legami con la malavita organizzata. A carico dello stesso figura una pendenza innanzi al Tribunale di Napoli Nord per gravi reati in materia edilizia. Del quale il fratello risulta censurato per delitti inerenti la detenzione illecita di armi (per il quale e’ stato anche tratto in arresto), minaccia, furti e calunnia contro l’autorita’ giudiziaria. Lo stesso risulta, altresì, frequentatore di persone pluripregiudicate.
  • Da quella consigliera legata da stretti rapporti di parentela con soggetti pluripregiudicati. Il padre, frequentatore di persone pregiudicate, e’ stato arrestato nel 1978 per reati associativi finalizzati all’estorsione ed al tentato omicidio. Pregiudicato per estorsione ed usura in concorso, e’ stato destinatario, unitamente al figlio, di ordinanza di custodia cautelare del G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord.
  • Da quel consigliere, gia’ assessore nella giunta precedente che non presenta precedenti di rilievo ai fini dell’indagine ispettiva. Tuttavia, i Carabinieri ne segnalano comportamenti attivi e di cointeressenza con famiglie malavitose. Singolare appare la sua partecipazione, quale assessore della precedente consiliatura, ad una delibera di giunta con la quale è stata decisa l’assegnazione di un alloggio popolare nel «Parco verde». Tale atto ha reso inefficace un provvedimento di sgombero disposto dall’autorita’ giudiziaria. I coniugi occupanti risultano entrambi censurati, un parente degli occupanti è anch’egli imputato e condannato per aver occupato sine titulo un immobile sito in altro piano dello stesso isolato del «Parco verde», nonche’ per delitti associativi inerenti il traffico di stupefacenti. Egli risulta raggiunto da vari provvedimenti restrittivi tra i quali l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli, in quanto ritenuto responsabile, unitamente a componenti di spicco del clan della zona di associazione per delinquere finalizzata all’importazione, alla illecita detenzione, alla vendita, alla distribuzione e al commercio di sostanze stupefacenti, condotte aggravate dal metodo mafioso di cui all’art. 7, legge n. 203/1991.
  • Da quell’assessore che deteneva la delega alla tutela dell’ambiente e della salute della cittadinanza, dimessosi dopo pochi mesi. Accertamenti di Polizia hanno appurato frequentazioni dello stesso con persone pluripregiudicate. Lo stesso assessore e’ cognato di un boss già appartenente al gruppo malavitoso locale ed attualmente detenuto. A suo carico risultano diverse misure restrittive per reati associativi di stampo camorristico unitamente ai referenti di zona del clan egemone. Il boss è stato, altresì, raggiunto da ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli per occultamento di cadavere e per essere il mandante dell’omicidio di un altro esponente della camorra locale e risulta condannato dalla Corte d’assise di appello di Napoli alla pena della reclusione di anni 18, mesi 8, giorni 9 per diversi omicidi.
  • Da quell’assessore con delega al territorio, manutenzione e verde pubblico, dimessosi dopo pochi mesi. Egli risulta indagato per concussione in concorso con un funzionario comunale per presunte irregolarità nell’affidamento in concessione del servizio di manutenzione ordinaria e gestione degli impianti elettrici, comprensivo di fornitura di energia elettrica, per l’illuminazione votiva ed occasionale del cimitero cittadino. Quest’assessore ha sempre avuto un ruolo attivo nella politica locale ed e’ noto alle forze dell’ordine per le sue frequentazioni con soggetti pluripregiudicati tra cui i parenti della consigliera sopra citata.
  • Da quel dipendente comunale, istruttore direttivo tecnico, responsabile del settore tecnico comunale. Lo stesso, come riportato in alcuni esposti in mano alla magistratura, soprannominato con un nickname particolare per l’ammontare delle presunte tangenti richieste per la trattazione dei vari affari, e’ stato definito il fulcro del sodalizio politico criminale imperante a Caivano. Il funzionario, rimosso dall’incarico di dirigente, risulta
    reintegrato da uno degli ultimi sindaci nei settori dei lavori pubblici, della manutenzione e dell’urbanistica. Il suo nominativo compare in alcune delle questioni piu’ controverse che hanno caratterizzato il Comune di Caivano negli ultimi anni.
  • Da quel dipendente comunale ritenuto responsabile di presunti abusi in relazione alla redazione di una convenzione, senza delega ne poteri di rappresentanza, con una ditta avente ad oggetto una modifica urbanistica in danno del comune.
  • Dai tre dipendenti comunali che secondo alcuni esposti, sono ritenuti responsabili di presunte condotte omissive in relazione ad una vicenda sintomatica della capacità di condizionamento sugli uffici comunali da parte di una famiglia malavitosa di cui si parlerà piu’ diffusamente nel paragrafo concernente la gestione dei rifiuti. I fatti traggono origine da alcuni controlli amministrativi da parte dei carabinieri e della Polizia locale. Nell’occasione sono state contestate specifiche sanzioni amministrative per varie irregolarità riscontrate, che avrebbero dovuto comportare, oltre che l’applicazione di sanzioni pecuniarie, anche le misure accessorie della sospensione o della cessazione delle attività. Tuttavia l’organo comunale preposto al controllo si è limitato ad applicare la sanzione pecuniaria, omettendo qualunque iniziativa sulle sanzioni accessorie. Anche l’organo di controllo al quale il carteggio è stato successivamente trasmesso, non ha adottato alcuna sanzione nei confronti dei tre.
  • dallo staffista del sindaco, menzionato in uno degli esposti quale tessitore di una rete di rapporti fra politica e criminalità organizzata.

Insomma questo è il quadro deprimente di un paese totalmente nelle mani della criminalità organizzata con qualsiasi ambiente sociale inquinato dalle consorterie delinquenziali alle quali è difficile sfuggire. E in tutto questo scenario assolutamente deprimente, c’è chi ancora ha il coraggio di ostentare il proprio pensiero camorristico, continuando a comportarsi da bullo e da prepotente. Senza comprendere che non solo il suo nome è iscritto negli annali della delinquenza locale ma che per colpa del suo comportamento ha inquinato, dal punto di vista politico, anche il nome dei suoi cari e dei suoi conoscenti.

Pertanto chi è in grado di individuare, da quanto scritto, chi sono i soggetti riportati nella relazione prefettizia, visto che il gran numero di omississ, impedisce la chiara interpretazione e ha davvero a cuore le sorti della propria città, ha il dovere morale di assumersi le proprie responsabilità e rappresentare non solo la legalità in questa comunità macchiata a vita da un’onta così deplorevole ma addirittura impersonificare il baluardo del vero cambiamento, il simbolo della trasparenza e il rappresentante di tutta la parte sana, di quella piccola parte sana, di questa martoriata città. Con la consapevolezza che la lotta alla camorra, per lui non comincia solo con l’evitare i profili sopra riportati ai fini di scongiurare un altro scioglimento, ma inizia soprattutto dalle denunce che inevitabilmente devono essere fatte, affinché questo provvedimento del tutto preventivo, possa diventare definitivamente anche punitivo.

E il mio personale accorato appello va anche e soprattutto ai cittadini onesti caivanesi: “Se davvero si ha a cuore il bene del nostro paese e se tra di voi c’è qualcuno che sa, che individua i profili e ha ulteriori prove da fornire agli inquirenti, non esiti ad esibirli alle forze dell’ordine, ne va del futuro dei propri figli. La paura di denunciare e il terrore che i delinquenti e i corrotti incutono alle persone di buon senso hanno ridotto il nostro paese in questo stato. Qualche anno di vita in più, guadagnato per non aver denunciato – anche se non è detto che tutti quelli che denunciano finiscono sotto terra – sono trent’anni di vita in meno che i vostri figli vivranno, o quanto meno si è costretti a vivere lontani dalla propria prole. Facendo bene i conti, a chi conviene non denunciare?”

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CAIVANO. Flop Carovana Rosa. Quanto dichiara Dispenza indigna la parte sana della città, compreso il Direttore di Minformo

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CAIVANO – Ero molto combattuto dal dover esprimere la mia opinione su quanto dichiarato dalle autorità caivanesi all’indomani del flop – perché in questa città è ora di dare il nome giusto alle cose – ottenuto all’evento della Carovana Rosa al Parco Livatino.

È giunta l’ora di dire basta alle strumentalizzazioni, alle etichette e agli opportunismi. Caivano è si terra di camorra, di politici corrotti e di assoggettamento alla criminalità. Ma Caivano è anche città di gente perbene, laboriosa, professionisti, artisti e sportivi che militano nelle più alte categorie nazionali.

Il flop all’evento del Giro d’Italia non è dovuto alla mancata voglia di recepire segnali di legalità da parte dei caivanesi come dichiarato dal viceprefetto Filippo Dispenza ma è dovuto ad una scarsa organizzazione e ad una scarsissima Comunicazione e chi lo sta scrivendo, parla con cognizione di causa, dato che si vanta di essere un professionista serio e perbene della società caivanese nel campo della Comunicazione.

Un evento nato e finito nell’inesistenza mediatica assoluta. Nessuno sapeva di questo evento e per giunta organizzato in un Parco, dove bastava solo bonificarlo e sorvegliarlo per sottrarlo ai narcotrafficanti e tossicodipendenti non certamente per usarlo come centro nevralgico degli eventi cittiadini. Un evento locato in un parco dislocato, lontano dal centro, organizzato di mattina quando la gente perbene di Caivano lavora e dove le massaie che avrebbero dovuto accompagnare i figli, non si sarebbero mai sognate di fare chilometri a piedi sotto il sole.

Per questo motivo, chi è incapace di amministrare e chi non conosce il territorio, deve smetterla di fare il Polizione dell’Interpol con la convizione di essere venuto a Caivano a fare una guerra metropolitana contro 36mila camorristi e spacciatori.

Assumersi le proprie responsabilità e ammettere di stare a governare male una città complesssa come Caivano è la prima di ogni azione nobile e onesta che si potrebbe fare.

Perchè se si vuole scendere sul personale contro ogni caivanese – dato che io dalle dichiarazioni di Dispenza mi sento più che offeso – col famoso sistema del “chi songhe io e chi si tu” allora chiedo al viceprefetto Dispenza di spiegare ai caivanesi cosa è successo nel suo recente passato a Vittoria in Provincia di Ragusa quando anche lì ricopriva il ruolo di Commissario Prefettizio?

I colleghi giornalisti siciliani de “isiciliani.it” tra la primavera e l’estate del 2020 scrivevano di un rapporto di amicizia tra il Commissario Dispenza e un certo Antonio Calogero Montante imprenditore ex icona antimafia, condannato in primo grado dal Tribunale di Caltanissetta a 14 anni di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso. Scrivevano inoltre, che grazie a tale rapporto si è agevolato l’assuzione del figlio di Dispenza ad opera della Ksm e, in successione, di altre società del gruppo, e che tale assunzione è inserita dagli inquirenti nella lista dei favori richiesti a Montante e da questi concessi.

Sono sicuro che il Dispenza saprà giustificare queste accuse ricevute in passato e sono sicuro che la sua integerrimità farà sì che egli risulti totalmente estraneo a questi fatti ma i quesiti sorgono solo per fare una riflessione insieme al commissario e ai lettori che mi leggono.

Vorremmo essere sicuri che oggi chi ci amministra e chi addita i caivanesi come quelli ostativi nei confronti della legalità sia per primo lontano anni luce da certi ambienti e sapere se sono vere o no quelle notizie riportate dai colleghi. Tutto qui!

Anche perché il Commissario Dispenza, come tutti quanti gli esseri umani, non è un uomo unto dal Signore né detiene il monopolio dell’antimafia ma deve comoprendere solo che è il contesto in cui è stato catapultato è montato solo come un caso mediatico e strumentale e il fatto che oggi tutti i caivanesi siano vittime di etichette e generalizzazioni negative non fa altro che indignare la parte sana della città che stanca ora grida BASTA! Quindi BASTA!

Un umile caivanese onesto stanco delle strumentalizzazioni e che pretende rispetto dalle autorità!

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De Luca torna sull’argomento: “Don Patriciello non ha il monopolio della lotta contro la camorra”

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NAPOLI – Non si placa la polemica intorno alle parole dichiarate dal Governatore De Luca nel suo intervento social a riguardo la satira usata nei confronti del prete Maurizio Patriciello.

Dopo il botta e risposta avuto direttamente con la Premier Meloni, il Presidente della Regione Campania è tornato di nuovo sull’argomento e alcuni minuti fa, attraverso la sua pagina social ha scritto: “In relazione al polverone sollevato dall’on. Meloni, che non ha evidentemente nulla di serio di cui parlare, è utile precisare che la mia battuta non riguarda don Patriciello, ma la scorrettezza di chi ha strumentalizzato a fini di propaganda politica – quando ha presentato l’ipotesi di premierato – figure pubbliche che non c’entrano nulla con le riforme costituzionali.

Quanto a don Patriciello, sia detto con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie, ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra. Ci sono innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta.

Per il resto, siamo impegnati oggi in un lavoro importante e positivo, anche con il contributo fondamentale del mondo religioso, sui temi della famiglia e della relativa legge regionale a cui stiamo lavorando. E stiamo combattendo, da soli, per sbloccare le risorse decisive per aprire cantieri e creare lavoro.

Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante”.

Il pensiero che parecchi cittadini hanno sempre formulato ma che hanno sempre represso finalmente si è palesato nelle parole del Governatore De Luca. Come li definiva Leonardo Sciascia, questi personaggi possono essere ascritti tra i “professionisti dell’antimafia” mentre c’è gente che in maniera silente e mettendo a repentaglio la propria vita, senza alcuna protezione, lotta contro la criminalità mettendo alla luce tutte le sue malefatte ogni giorno.

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CAIVANO. Occupazioni abusive al Parco Verde. Dissequestrate due abitazioni dal Tribunale del Riesame.

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CAIVANO – Prosegue il processo di legalità nel comune gialloverde e precisamente al Parco Verde. I lavori della Procura volti ad individuare le occupazioni abusive all’interno dell’agglomerato caivanese stanno proseguendo e all’interno di essi c’è da registrare l’ottimo lavoro svolto dall’Avv. penalista e Prof. di Diritto Penale Michele Dulvi Corcione che è riuscito a dimostrare l’estraneità ai fatti contestati per due famiglie sue assistite.

Infatti, per due famiglie caivanesi del Parco Verde è terminato l’incubo grazie al fatto che il Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere ha annullato il sequestro degli immobili che secondo la Procura della Repubblica risultavano essere occupati abusivamente.

A quanto pare, queste, sono state le uniche due famiglie a godere di tale provvedimento. Come ebbe a dire anche il Prefetto Michele Di Bari, ogni caso è a se e queste due famiglie, grazie al solerte lavoro del loro avvocato, sono riuscite a dimostrare l’effettivo lecito utilizzo del proprio immobile. Tutto bene ciò che finisce bene.

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